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Ol Pastì

"Una volta compravamo 3 chili di pane, adesso le mie nipoti ne comprano 3 di numero"

Nella valle suonava la trombetta e dalle cascine venivano a prendere il pane

Valentino Pedretti a Fonteno rimane "Ol Pastì" per tutti, anche se sono passati un mucchio di anni da quando si caricava la gerla sulle spalle piena di pane e si infilava nelle valli di Fonteno a distribuire pagnotte a tutti. Mattina di inizio settembre, Valentino arriva in piazza con la vecchia gerla piena di pane, con la trombetta al collo che veniva usata una volta per richiamare i clienti e in pochi secondi, come se il tempo non fosse mai passato, attorno a lui si forma un nugolo di persone che ricordano quei tempi, come fossero ancora lì.

"A casa mia erano tutti panettieri – comincia il Pastì – prima di me mio padre, ma ancora prima mio nonno e il mio bisnonno". Valentino di anni adesso ne ha 61 ma a fare il pane ha cominciato molto presto: "Avevo 6-7 anni, nelle valli di Fonteno era pieno di gente che andava a falciare, che aveva le mucche, gente che veniva anche da fuori paese, da Adrara, Viadanica, Parzanica, Vigolo e abitava qui sulle stalle nelle valli o magari facevano la stagione, tagliavano l'erba e facevano il fieno per l'inverno. E io salivo tutte le mattine per rifornire quei signori col pane. Poi magari il resto della spesa lo facevano una volta alla settimana o una volta ogni 15 giorni ma il pane quello no, lo volevano fresco tutti i giorni". Si saliva tutti i giorni: "Si saliva in due, uno dal vach (dove non c'è il sole) e una volta dal sulìf (dove c'è il sole) e ci si incontrava in mezzo alla valle o quando si era da soli si saliva una volta da una parte e una volta dall'altra. Prima con la gerla sulle spalle poi invece usavamo un asino, gli caricavamo la gerla sulla schiena, la coprivamo con un telo, ci stava dentro più pane".

Che anni erano? "Fine anni '50, ero piccolo, partivo alle 7 del mattino e per le 9 ero in cima alla valle, a mezzogiorno avevo finito il giro. Tutti i giorni, sabato e domenica compresi ma delle volte c'era troppa gente, magari contadini che salivano per prendere erba, bambini villeggianti mandati per cambiare aria e così capitava di arrivare in cima e sentirsi chiedere al posto di 3 kg di pane anche 7-8 kg e così finiva subito, quindi dovevamo scendere e poi risalire con un nuovo carico".

Il Pastì indica le montagne. "Il Monte Creò è quello al vach, sopra Parzanica e Fonteno, invece al sulìf è per andar e al Torrezzo" e la trombetta quando la usavate? "Non andavamo in tutte le cascine, ci fermavamo in mezzo alle valli in modo che ci sentivano tutte le cascine e poi suonavo la trombetta, i contadini mandavano giù i bambini o scendevano loro a prendere il pane". Il lavoro non mancava mai: "Ce n'era sempre, e non perdevamo mai un giorno perché così potevamo anche rubare qualche cliente alle botteghe, noi andavamo su tutti i giorni". E le cascine erano sempre piene di gente: "Nella valle di Fonteno ci sono 365 cascine, una per ogni giorno dell'anno, adesso molte sono diroccate, allora funzionava l'80%, tutti avevano le mucche in cascina. Adesso invece i giovani se ne sono andati, nessuno vuole fare più questo lavoro e se lo fanno vanno in pianura dove ci sono i macchinari e si fa meno fatica".

Anche il Pastì dopo qualche anno di panettiere ha detto basta: "Dopo un po' sono andato all'Italsider e mi sono fatto 33 anni di acciaieria". Si avvicina la gente, una signora, Regina Facchinetti di 82 anni racconta: "Io ho abitato una vita lassù, nelle valli e quando arrivava il Pastì si sedeva con noi, gli davamo da bere, chiacchieravamo, la nostra era l'ultima cascina". Il Pastì che ogni mattina, pioggia o sole, partiva: "E quando pioveva mangiavano di più perché non uscivano a lavorare". Regina continua: "Io ogni giorno prendevo 3 kg di pane, facevamo due colazioni con pane e pancetta o pane e salame, ma avevamo già anche i vasi grandi di nutella, non ci facevamo mancare niente". Regina adesso non abita più lassù, ce l'ha ancora la cascina? "Certo, ci vanno le mie nipoti a fare i pic nic ma adesso al posto di prendere 3 kg di pane ne prendono 3 di numero". Un po' alla volta nessun panettiere è più salito sin lassù: "Le cascine si sono svuotate e le strade migliorate, poi tutti avevano la macchina e potevano scendere a far spesa, non aveva più senso".

Il Pastì che di notte impastava il pane, al mattino saliva nelle valli e al pomeriggio faceva un po' di tutto, la sera poi a morose, e quando dormiva? "Mi addormentavo dappertutto, ma d'altronde dovevo tenere su il tempo". Regina vicino a lui sorride. Era meglio allora? "Ma sei fuori di testa? Lo sai che vita ho fatto io? Mandavo tre ragazzi a scuola, ogni mattina anche se pioveva o nevicava scendevano dalla cima della montagna a piedi, e poi li facevo fermare a mangiare un piatto di minestra dalle suore di Fonteno e rientravano nel pomeriggio, la strada era lunga. Sai quante cartelle mi hanno rotto perché le lanciavano giù dalla valle scendendo a rotoloni per fare prima?". Il Pastì ricorda: "Madre Bellini diceva sempre: 'andando e vendendo, scarpe rompendo, nulla imparando, asino restando'". Il Pastì indica dove aveva il forno: "E al mattino quando passavano al forno gli operai che andavano alla Dalmine per prendere il pane mi vedevano mezzo addormentato e mi urlavano 'ta se drè a pesà i strachì?". Il soprannome è rimasto: "Anche ai miei figli e a mio nipote che non volevano, ma io gli ho detto che non è un'offesa, per me è un onore".

Che la memoria rimane lì dentro in quella gerla e in quel pane che sembra profumare come allora, quando Fonteno aveva 900 abitanti e le cascine si riempivano di colori e profumi.

Ulteriori informazioni

Crediti

Scritto da Aristea Canini - Fonte Araberara

Ultimo aggiornamento
30 novembre 2021